Intervista alle autrici di Contaminati, Erica Gatti e Sofia Guevara

Ciao a tutti!
Anche oggi ho un'intervista per voi. Oggi è il turno delle autrici di Contaminati per la collana Talent di Centauria, Erica Gatti e Sofia Guevara, che ringrazio per aver accettato e per la disponibilità.

Quando è nata la tua passione per la scrittura?
Sofia: Da sempre, o almeno da quando ne ho memoria. Scrittura e lettura sono sempre
andate a braccetto: già dalle elementari quando si leggeva un testo in classe, nel
pomeriggio mi ritrovavo a buttare giù qualcosa.
Erica: A otto anni fare i temi era il mio passatempo preferito. La mia maestra era costretta
a leggersi resoconti delle mie giornate lunghi anche otto pagine. Leggevo tanto e pensavo

che le parole fossero il perno della vita.

Se dovessi scegliere il tuo ragazzo ideale in base ai personaggi letterari o delle serie tv, chi sceglieresti?
Sofia: Avessi carta bianca, sceglierei probabilmente Simon di The Mortal Instrument –
Shadowhunters: nerd e sarcastico, un mix a cui non posso resistere.
Erica: Non ci sono dubbi: dalla lettura di Harry Potter e la Camera dei Segreti (nel 2002)
ho sempre voluto un Fred Weasley al mio fianco. Nella mia immaginazione siamo sposati
e viviamo felici e contenti tra gli scherzi dei Tiri Vispi.

Due aggettivi che ti descrivono.
 Sofia: Sono riservata e pensierosa, la classica persona che parla poco. A volte esagero,
ma giuro che non lo faccio apposta!
Erica: Sono molto sarcastica, è il mio modo per nascondere i miei timori, e spesso in

modo inappropriato. E sono dolce, ma solo con chi se lo merita.

A chi ti sei ispirata per la creazione dei tuoi personaggi?
Sofia: In verità, eccetto Evan che riprende appena il concetto alla base di Sherlock
Holmes, ad aiutarci durante lo sviluppo dei personaggi stata la Triade di McDonald,
ovvero i tre comportamenti che si possono ritrovare negli anni d’infanzia di molti serial
killer: crudeltà verso gli animali, piromania, enuresi notturna.
Erica: Queen - unica non soggetta alla Triade di cui parla Sofia - per me è la
rappresentazione umana della Sindrome di Stendhal: chiunque la guarda rimane
ammaliato dalla sua bellezza, soggiogato a lei. Rostov è un miscuglio tra i migliori

assassini seriali della storia.

Tra tutti, qual è il tuo preferito?
Sofia: È una domanda difficile. Ho finito per amarli tutti. Spesso scherzo, dicendo che
Evan è stato quello su cui avrei voluto sfogare di più le mie frustrazioni, ma lui sa che
non lo penso davvero.
Erica: Il mio preferito è Evan. L’abbiamo distrutto, ma rimane secondo me il più

affascinante. E poi ho sempre avuto un debole per gli insopportabili so-tutto-io.

E quello che più ti rappresenta?
Sofia: È una domanda pericolosa, avendo il gruppo di personaggi che abbiamo. Certo
Adela è stata la complessa da sviluppare, quella su cui ho lavorato di più sotto l’aspetto

psicologico. Non vorrei dire di essere entrata nella sua testa, perchè temo che questa sia un luogo assai macabro, ma un po’ è così.
Erica: Non ho dubbi: io sono entrata con anima e corpo dentro il personaggio di Queen.
Mi è piaciuto molto scriverlo e spesso avrei voluto esaltarla molto di più di quanto è già
presente nel romanzo. Il suo ostentare forza fino alla fine, nonostante sia in realtà molto
più fragile di quanto riesca ad accettare, è la mia rappresentazione totale.

C’è un messaggio che vorreste trasmettere a chi ha un sogno nel cassetto, ma ha paura di realizzarlo per il timore di "rischiare"?
Sofia: L’anno scorso in un telefilm c’è stata una scena che mi è rimasta in mente e che mi
ripeto in continuazione. Il protagonista ripensa al suo sogno di diventare pianista ormai
distrutto da un problema alla mano, e ricorda come abbia impedito alla sorella di
diventare pittrice non avendo creduto abbastanza in lei e si dice questo: “Non sapevo,
allora, che sapore avesse la vita senza un sogno”. Ecco, la paura di provare quel sapore è
a mio avviso peggiore di qualsiasi altra paura.
Erica: La mia professoressa delle medie, quando le confidai in un tema del mio grande
sogno di scrivere ma degli ostacoli che trovavo ogni giorno, mi scrisse: «chi la dura la
vince». Credo che nessuno possa fermarti, quando hai un sogno: sei tu il padrone di te

stesso e di ogni passo della tua vita.

Qual è stata la prima reazione quando hai visto il tuo primo romanzo in libreria?
Sofia: È stato incredibile, un momento che non dimenticherò. La parte migliore è stata
poterla condividere con delle persone che hanno sempre creduto nelle mie capacità e che,
a momenti, erano più entusiaste di me. I bei momenti vanno condivisi.
Erica: Vedere Contaminati in libreria è stato folgorante. Sognavo quel momento da
quando ero piccolissima, e mi sono scese lacrime di gioia per la fatica fatta. Per la prima

volta mi sono sentita completamente felice. Invincibile, quasi.

Ultima domanda: quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Sofia: Innanzittuto, l’università: finire gli studi, magari fare un pensiero sulla
specialistica. Poi si vedrà, per ora non averci pensato troppo mi ha portato fortuna!
Erica: Laurea e poi, chissà, dottorato, forse. Mi piacerebbe viaggiare. Vorrei vedere San
Pietroburgo e i paesi del Nord. Scrivere, perché non sono nulla senza le parole. Magari

dare un futuro a Evan, Queen, Adela e Viper. O trovare altri compagni nel mio cammino.


Commenti