Intervista a Leila Awad, autrice di Ombre sulla pelle

Ciao a tutti lettori!
Oggi facciamo due chiacchiere con una scrittrice che è emersa da poco, grazie alla collana Talent di Centauria: Leila Awad, autrice di Ombre sulla pelle.



Ciao Leila, grazie per aver accettato l' intervista. Raccontaci di quando è nata la tua passione per la scrittura.
Non c’è stato un momento preciso. Quando ho imparato a leggere, ho cominciato a divorare libri e il passo verso la scrittura è stato successivo e naturale. Non è stata una scelta, un “voglio scrivere una storia”, quanto piuttosto un “devo”. Ne sentivo il bisogno. Non è mai cambiata, quella sensazione.

 Se dovessi scegliere il tuo ragazzo ideale in base ai personaggi letterari o delle serie tv, chi sceglieresti?
Athos dei tre moschettieri è senza dubbio il mio uomo ideale. E Bryce di Black Friars della De Winter. Nelle serie tv non saprei, amo profondamente Klaus Mikaelson, ma non so quanto resisterei nella vita di tutti i giorni senza prenderlo ripetutamente a schiaffi (anche se poi avrei la scusa per far pace!).

Due aggettivi che ti descrivono.
Disastrosa, perché il mio essere sempre con la testa tra le nuvole mi porta a combinare continuamente danni, e sognatrice, perché sono una scorza di cinismo e crudo realismo, sono un’inguaribile romantica.

A chi ti sei ispirata per la creazione dei tuoi personaggi? 
C’è molto Dumas in Ombre sulla pelle, ma non solo. Credo che in ciò che scrivo si senta un influsso, più o meno marcato, di tutto ciò che leggo e amo, anche se nessun personaggio è esplicitamente ispirato ad un altro… tranne Victor, André, Raul e parzialmente Marc: loro sono i miei 3(+1) moschettieri.

Tra tutti, qual è il tuo preferito?
Luigi. In fondo, quella storia l’ho scritta per lui.

E quello che più ti rappresenta?
Lucrezia. Il suo essere divisa tra ciò che desidera e ciò che è giusto, la sua paura del tempo che scorre. Lucrezia ha i miei mostri e le mie debolezze.

C’è un messaggio che vorresti trasmettere a coloro le quali hanno un sogno nel cassetto, ma hanno paura di realizzarlo?
La paura è normale, ma non può essere limitante. Deve essere una spinta, qualcosa che faccia scattare la molla, ci faccia alzare la testa e ci faccia dire: ce la posso fare. Si cade, nella vita, ma ci si rialza. Son caduta molte volte e ogni volta rimettere insieme i pezzi è più difficile, ma non impossibile. Avevo un sogno da bambina, volevo pubblicare un libro. Mi dicevano che di sogni non si vive e il buon Albus aveva ragione a dire che non ci si può rifugiare nei sogni dimenticandosi di vivere, ma i sogni ci servono, sono la copertina di Linus da accarezzare nei momenti più bui, da coccolare, rimirare, purché ad un certo punto si trovi il coraggio di tirarli fuori. Meglio un rimorso che un rimpianto e non dare la possibilità ad un sogno di realizzarsi sarà sempre un rimpianto.

Qual è stata la tua reazione quando hai visto il tuo primo romanzo in libreria?
Sono rimasta attonita a fissarlo, stordita, incredula. Ho cominciato a realizzare solo giorni dopo, a rendermi conto di quale straordinaria emozione fosse, anche se un po’ dello stordimento iniziale rimane e probabilmente rimarrà sempre.

Ultima domanda: quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Continuerò a scrivere, naturalmente. Come dicevo all’inizio, non saprei come si vive, senza leggere e senza scrivere. Ho tra le mani una storia ambientata nei ruggenti anni ’20, mi piacerebbe, ad un certo punto, scrivere il seguito di Ombre, e prima o poi troverò anche il coraggio di riprendere in mano una fantasy che stavo scrivendo. Se in libreria o on-line si vedrà, ma in ogni caso, sicuramente continuerò a scrivere.

Grazie mille per essere stata con noi, torna a trovarci!
Grazie a voi per l’invito e la bella intervista.

Vi lascio il link per comprare il libro di Ombre sulla pelle, leggetelo Qui.



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