Intervista a Licia Troisi: Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria "Più Libri Più Liberi"

Salve, lettori❤
Oggi sono lieta di presentarvi la mia intervista a Licia Troisi!
Sicuramente sapete benissimo di chi si tratta, ma introduciamo un attimo la più grande autrice italiana di fantasy!
Licia Troisi nasce a Roma nel 1980. Frequenta il liceo classico Immanuel Kant per poi laurearsi in astrofisica nel 2004. A soli 21 anni scrive le Cronache del Mondo Emerso, pubblicato da Mondadori diviso in 3 parti. Sempre con la casa editrice Mondadori continua a pubblicare le sue saghe fantasy Guerre del Mondo Emerso, Leggende del Mondo EmersoLa Ragazza Drago, I Regni di Nashira, Pandora, La Saga del Dominio (di cui è appena uscito il secondo libro dal titolo Il fuoco di Acrab). Ha scritto, inoltre, racconti e opere singole come I Dannati di Malva, Nulla si crea, tutto si distrugge, Acqua e fuoco, e divulgazioni scientifiche come Dove va a finire il cielo.
Quella che vedete qui sotto è la sala chiamata "Nuvola", dove si è svolto il suo incontro sulle eroine del fantasy con i ragazzi delle scuole. 


Lasciate che vi dica quanto è stata straordinaria questa edizione della fiera del libro. La Nuvola di Fuksas, a mio parere, è un luogo perfetto sia da un punto di vista più pratico (spazi ampi, stand facili da raggiungere e sale comode e funzionali), sia da un punto di vista figurato. Si diceva all'inaugurazione, infatti, che possiamo considerare la Nuvola come un luogo di aggregazione del moderno e dell'antico, del nuovo e del vecchio, della tecnologia e del libro. Voi siete d'accordo? 

E, ora, ecco l'intervista tanto attesa!

Parlo da studentessa di editoria che sta entrando solo ora in questo mondo caotico ed eccitante: in Italia si sta investendo molto sulla lettura giovanile e i libri per bambini e ragazzi. Tu scrivi per ragazzi. Come mai questa scelta? Qual è stata la tua più grande soddisfazione da quando hai iniziato?

Non è stata una scelta, in realtà. Ho cominciato a scrivere senza pormi un reale problema di target. Avevo in mente un lettore ideale che aveva più o meno la mia età e le mie passioni (all'epoca avevo appena 20 anni). È stata la mia casa editrice a dirmi che questo mio lettore ideale coincideva con i ragazzi, ed è molto bello scrivere per questo tipo di pubblico perché  loro sono appassionatissimi ed è una cosa fantastica. Trovi veramente persone che ti dicono che gli hai cambiato la vita. E quella passione, quel trasporto che provi nei confronti delle storie quando sei molto giovane raramente ce l'hai anche da adulto. Da ragazzo vivi tutto con molta più intensità e ti senti anche pronto a condividere questa intensità con lo scrittore. Quindi è bello vedere gente così appassionata, colpita profondamente dalle tue storie e che ha anche piacere di dirtelo.


Questo, invece, è un argomento che mi sta molto a cuore in quanto lettrice accanita. Quanto pensi sia importante per il lettore incontrare lo scrittore e confrontarsi con lui, o meglio, con la storia in cui si è immedesimato tanto?

Per i ragazzi penso sia molto importante, incontrare l'autore è anche un modo per promuovere la lettura. Io, almeno, quando incontro i ragazzi delle scuole la vedo sempre in quest'ottica. Cerco di raccontare loro il mio percorso da lettrice a scrittrice, quindi come la lettura mi ha permesso di fare questo lavoro. Ad esempio oggi un ragazzo mi ha chiesto un consiglio per prendere buoni voti al tema e io gli ho risposto: "Devi leggere!". Quindi sicuramente è molto importante, ed è anche un modo per scoprire il mondo dell'editoria. Quando ho cominciato a scrivere non avevo la più pallida idea di cosa fosse la figura dell'editor, quindi sono tutte occasioni per entrare in un mondo che molto spesso è sconosciuto.
Cosa mi dici del fantasy italiano?

Siamo ancora un po' piccolini, secondo me. C'è stato un momento in cui sembrava che stesse esplodendo, ma ho l'impressione che fosse solo una moda passeggera, per cui alla fine siamo sempre quei pochi autori. Però ci sono delle voci molto belle, io sono molto appassionata di Francesco Dimitri. Lui ha scritto un libro bellissimo dal titolo L'Età Sottile, che parla di magia, ma è una magia realistica, per cui non sai mai se è un trip della mente di questi ragazzi o effettivamente qualcosa di reale, ed è un romanzo di formazione bellissimo. Secondo me non siamo riusciti a fare massa critica, il fantasy continua ad essere un genere dominato soprattutto dagli anglofoni.

Pensi che sia la realtà italiana a tagliarci le gambe?

Sì, sicuramente in Italia c'è un problema sulla letteratura di genere e principalmente sul fantasy. Sai quanta gente ho sentito che diceva "Piuttosto che leggere questo non leggo proprio"? Ed è quello che succede, infatti: la gente non legge. Non è riconosciuta come cultura, anche se a me capita di scrivere articoli di giornale sia sul fantasy che sul mio lavoro di astrofisico. Diciamo che personalmente ho un certo riconoscimento, ma mi rendo conto che bisogna battersi molto per averlo, non è automatico. Anzi, quello che è automatico è il disprezzo.
Credo che il genere fantasy sia uno dei più complessi, eppure guardando il numero delle tue pubblicazioni non si direbbe! So che hai scritto le Cronache del Mondo Emerso a soli 21 anni. La mia domanda è: come? Come riesci a creare degli universi fittizi così realistici, completi, vividi, che funzionano? Qual è il segreto?

Non lo so, è questo il dramma! [ride] Credo che sia proprio la mia testa che funziona così, ho continuamente spunti di storie. Mi rendo conto che il mio cervello è in grado di elaborare quel tipo di narrazione. In realtà io ho letto tanto, ma prima di cominciare a scrivere fantasy non ne avevo letto tantissimo, quindi evidentemente qualcosa della costruzione dei mondi è presente in tutta la narrativa e in qualche modo l'ho assorbita. Però più passa il tempo e più mi rendo conto che il problema è porsi delle domande. Tu hai un'idea e in qualche modo devi farne uscire un mondo, se stai costruendo un mondo, oppure una storia. Quando ho cominciato a scrivere Nashira, l'idea principale era mettere al centro dell'intreccio un oggetto astronomico e un posto dove ci fosse poca aria, allora mi sono chiesta chi produce questa aria: ad esempio degli alberi molto grandi, perché mi piace l'idea degli alberi enormi che fa molto fantasy. Però questa aria doveva essere accumulata in qualche modo, quindi ho inventato la pietra dell'aria e l'ho messa sull'albero gigantesco che rappresenta una specie di cupola. Così, le persone costruiscono delle città che stanno sotto gli alberi, perciò non hanno mai visto il cielo. Allora la minaccia può venire proprio dal cielo, che loro non possono guardare! Ecco, più o meno è così che funziona la mia testa quando costruisco una storia.

Pensi che gli studi che hai fatto ti abbiano aiutato a sviluppare questo tipo di mentalità?

Penso di sì, una certa sistematicità di pensiero mi è stata molto utile. Quando hai a che fare con qualcosa di complesso, come appunto costruire un mondo, un minimo di schematismo ci vuole, altrimenti rischi di perderti. Nonostante tutto, a volte mi sfuggono delle cose e devo andare a cercarmele. Devo essere coerente su archi narrativi che possono durare anche 5 anni, quindi fare degli schemi è fondamentale, e deriva molto dalla mia formazione scientifica.

Quali sono gli scrittori e i libri che ti hanno influenzato maggiormente e ti hanno spinto in questa direzione?

Tutti i libri, in realtà! [ride] Raccontare storie e sentirsele raccontare per me è sempre stato un tutt'uno. Il piacere di godere delle storie è una cosa che ha sempre fatto parte di me. Sicuramente Il Nome della Rosa di Umberto Eco ha rappresentato un elemento fondamentale della mia formazione, anche e soprattutto le postille in cui ragiona su tutti i processi narrativi che ha applicato, e tante cose che io racconto sono ragionamenti che aveva fatto lui. Probabilmente sono semplicemente universali, ma per la prima volta li ho letti lì, quindi sicuramente è stato molto importante. Poi Tolkien mi ha aperto un mondo, perché prima di leggere Tolkien non avevo mai letto narrativa di genere seria, e ho capito che tutte le idee che avevo potevo effettivamente scriverle. Poi c'è uno scrittore inglese di fantasy che amo moltissimo, Jonathan Stroud, dal quale ho preso alcune cose, ad esempio un certo divertimento nella trama, maggior ironia... cose che si notano soprattutto in Pandora e nella Ragazza Drago. Infine, la mitologia. Tutto il mondo classico mi ha influenzato tantissimo. Il fantasy, in qualche modo, mette le sue radici nel mito, e quindi la mitologia, la tragedia, l'epica mi hanno colpita profondamente.


Ed eccoci giunti alla fine di questa intervista! Ringrazio ancora una volta Licia Troisi per la sua disponibilità e i suoi consigli preziosi, e spero che tutti voi abbiate riflettuto sui temi che abbiamo approfondito insieme e, mi raccomando, leggete i suoi romanzi se ancora non lo avete fatto!! Sosteniamo i pochi scrittori fantasy che abbiamo, perché lo meritano davvero tanto❤
Alla prossima!!

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