Coffee Time with...Alexis Saints


Ciao a tutti, cari lettori!
Oggi abbiamo il piacere di ospitare sul blog Alexis Saints, autrice del fantasy Fernik, che ringrazio per aver accettato questa chiacchierata!

    https://www.mondadoristore.it/Fernik-Alexis-Saints/eai978137010105/
  1. Come nasce la tua passione per la scrittura, e quando hai sentito la necessità di farlo?
    A dire la verità, non ricordo un tempo in cui non scrivessi! Fin dall’infanzia — fin dal momento in cui ho imparato a leggere, le due cose sono sempre andate a braccetto. Leggevo le mie prime storie, e nello stesso tempo iniziavo a creare le mie. Se si parla di una scelta un po’ più consapevole, tuttavia, credo sia avvenuta negli ultimi due o tre anni: pian piano, ho realizzato che la scrittura significa anche e soprattutto il potere di avere un impatto sul mondo che mi circonda. Ho capito quanto reale e concreto poteva diventare ciò che creavo, e ho deciso di prendermene l’impegno!
 
Che tipo di scrittrice sei?
  La prima parola che mi viene in mente è: positivo. Per me è davvero la cosa più importante, perché nel momento in cui la scrittura diventa non più un passatempo personale, ma una maniera per consegnare un messaggio, allora diventa essenziale che questo messaggio porti speranza al mondo esterno! Può sembrare una frase troppo edulcorata, ma è qualcosa in cui credo fermamente: ciò che scrivo deve aiutare, essere di supporto e piacevole, per cui cerco sempre di improntare la mia scrittura in una maniera ottimista e a lieto fine.


Un genere che non scriveresti mai?
In realtà, non mi tirerei indietro da nulla! Scrivere è bello perché ti permette davvero di navigare tra mille possibilità e scenari; e anche per me, come autore, è molto più allettante l’idea di poter esplorare diversi generi senza limitazioni. Ovviamente, ce ne sono alcuni che al momento mi attirano più di altri — ho sempre avuto un legame particolare con la narrativa e la narrativa fantasy in particolare, ma in futuro? Non escludo nulla.
L’estratto a cui sei più legata? 
 Tutto “Fernik”, ad essere sinceri, è qualcosa che sento come molto personale: è un romanzo che ho scritto negli anni, ed è come se fosse cresciuto con me; ogni diversa stesura che ha avuto, fino a quella finale, sono lo specchio di questo o quel momento della mia vita, ed è qualcosa che riesco a percepire ogni volta che lo riprendo in mano per sfogliarlo. Tuttavia, all’interno del romanzo, c’è un estratto per me molto particolare: è un brano che segna la divisione tra la prima e la seconda parte del romanzo, un punto di svolta, incentrato su Riccardo, uno dei protagonisti. Per me è tanto importante perché è qualcosa che non avevo assolutamente pianificato: l’ho scritto tutto d’un fiato, quasi d’istinto, e ho avuto la sensazione incredibile che fosse proprio il personaggio stesso ad aver preso vita, ad essere cresciuto all’interno della storia. Come se in quel momento fosse stato proprio Riccardo, a tirarmi per una manica, farmi fermare e dirmi: guarda come sono cresciuto, parla di me, adesso! È sempre una sensazione incredibile, sentire quanto reali ed indipendenti possano diventare, i protagonisti di cui scrivi.


Preferisci scrivere in silenzio o hai una playlist che ascolti nella stesura? 
In silenzio! Mi distraggo molto facilmente, purtroppo, e ascoltando musica mentre scrivo finisco sempre per dare più attenzione a quello che sto sentendo rispetto a ciò che sto facendo. Ho bisogno di assoluto silenzio, per concentrarmi: per quello mi piace così tanto scrivere la notte, quando non c’è nulla intorno a me a catturare la mia attenzione.

Parla delle tue opere descrivendole con 3 aggettivi. 
 Varie. Si scrive per raccontare l’umanità, e l’umanità è sempre più diversa: il mondo è pieno di persone di ogni genere, provenienza, gusti, usi; nella mia scrittura cerco sempre di dare spazio a tutti, perché la monotonia non solo è il nemico numero uno della creatività, ma è anche la cosa più irrealistica a cui uno scrittore possa mai puntare! Ottimiste, inoltre, perché mi ripeto: nel nostro tempo e nel nostro mondo, il lieto fine non è una favola infantile, è una necessità. Chi scrive ha il potere di creare non solo problemi, ma soluzioni: di incoraggiare chi legge, fargli sapere che c’è sempre una maniera per cui ogni cosa andrà al suo posto, per cui tutto si sistemerà. A che pro insistere sulla tanta negatività che già circola ovunque? Ed infine, le descriverei come moderne: persino un genere come il fantasy, a mio parere, deve correre per stare al passo con i tempi, per poter essere apprezzato da un pubblico sempre nuovo e più vasto.


I tuoi progetti per il futuro?
Tutti i progetti a cui sto puntando al momento hanno, in qualche modo, a che fare con “Fernik.” Questo romanzo, infatti, è solo il primo di una trilogia, per cui tra i miei obiettivi futuri c’è ovviamente la stesura del secondo capitolo della serie! Inoltre, qualcosa a cui sto lavorando già da mesi è la sua traduzione in inglese: in questa maniera, spero di riuscire a farlo arrivare e raggiungere ancora più persone!


    Commenti

    1. "Si scrive per raccontare l’umanità, e l’umanità è sempre più diversa: il mondo è pieno di persone di ogni genere, provenienza, gusti, usi; nella mia scrittura cerco sempre di dare spazio a tutti, perché la monotonia non solo è il nemico numero uno della creatività, ma è anche la cosa più irrealistica a cui uno scrittore possa mai puntare"

      Parole sante <3 Bellissima intervista ad una fantastica autrice!

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