A tu per tu con: Ilaria Di Vaio

È una delle mamme più influenti d’Italia e creatrice di Crumbs of life. “Briciole di vita” non è solo il nome del suo spazio virtuale, ma una promessa: raccontarci di sé in un modo semplice e dolce, proprio come le sue #pettegoleadorate, Matilde e Adelaide. Diamo il benvenuto a Ilaria Di Vaio!





Benvenuta su “Il libro sulla finestra”! La mia prima domanda è: chi è Ilaria?

Nasco, cresco e vivo tutt’oggi in Umbria. Ho avuto la fortuna di formarmi mettendo insieme tante influenze, tradizioni diverse. Un padre campano, napoletano, un nonno sardo e sono andata ad aggiungerci anche un marito pugliese oltre alla mamma e alla nonna perugine.
Sono italiana nel senso più profondo del termine, attaccata alle mie radici e riconoscente verso questa educazione piena di imput variegati. La possibilità di respirare diversi dialetti e modi di fare, hanno creato in me una mentalità eclettica, che mi ha reso sempre molto sensibile verso tutto quello che è il lato umanistico della vita.


Come nasce l’idea di Crumbs of life?

Tutto è iniziato quando sono rimasta incinta di Matilde. Il desiderio di comunicare le molteplici emozioni che si accavallavano dentro di me, mi ha portata ad aprire il blog Crumbs of Life.
Decisi di chiamarlo “Crumbs of Life” non a caso. L’intento è quello di comunicare che tutto ciò che passa attraverso i canali social, non è la realtà a 360 gradi ma sono, appunto, piccole briciole di quella che poi è la vita, molto più complessa.
I primi argomenti che ho iniziato a condividere hanno riguardato, quindi, la maternità. Oggi scrivo riguardo a diverse tematiche che mi coinvolgono, sì! Come mamma, ma anche come donna con i suoi interessi e le sue passioni.
E così quello che è un blog oggi lo riconosco più come un vero e proprio salotto virtuale. Non mi aspettavo tutto questo coinvolgimento da parte delle lettrici. Numerose ragazze, signore, donne, mamme e non necessariamente mamme ritrovano nella lettura dei post una momento di piacere e compagnia. Qui ci confrontiamo, ci raccontiamo e consigliamo. Questo è il modo, infatti, in cui concepisco i social: un confronto e una condivisione, continua, a doppio scambio.

Se dovessi scegliere un libro per descriverti, quale sarebbe?

Il romanzo che mi è rimasto più impresso è il “Giardino segreto” di Burnett. In particolare, il personaggio del romanzo, che poi era una ragazzina. La scrittrice è angloamericana. E questo è il libro che mi ha iniziata alla passione per la lettura.

Dopo la prima laurea in Lettere e la seconda in Insegnamento della Lingua Italiana agli Stranieri, ti sei dedicata al mondo della scuola. Ci sono momenti in cui senti la mancanza di quell’ambiente?
Ho studiato lettere e sono diventata professoressa di italiano, storia e geografia. Ho insegnato per un paio di anni alla Scuola Media fino a quando, purtroppo, a causa di una disfonia importante che ancora mi accompagna, sono stata costretta a scegliere tra il mio lavoro d’insegnante e la mia vita familiare. Con la nascita di Matilde non potevo non optare per la seconda con la speranza, forte, di trovare uno sbocco lavorativo che mettesse meno alla prova la mia voce. E l’ho trovata nella scrittura. Un passatempo che ho sempre coltivato.
La scuola mi manca nella misura in cui mi mancano i ragazzi e la possibilità di confrontarmi con loro e ricevere i continui stimoli di cui sono capaci. Ma oggi le #pettegoleadorate compensano bene e sono profondamente grata per tutto.

Da studentessa al primo anno di Lettere, voglio chiederti: cosa ti ha lasciato quel percorso?

Mi ha formata al pensiero, alla riflessione e alla capacità di fermarmi ed indagare e analizzare il pensiero altrui. Leggere poesie, testi, articoli, brani di letterati, filosofi, linguisti, latinisti stimola la mente e l’anima alla continua ricerca dei valori più profondi. Devo tantissimo al mio percorso universitario e devo tantissimo a tutte le mie letture.

Matilde e Adelaide sono le tue “pettegole adorate” e anche un po’ di tutti noi, che seguiamo le loro avventure sui social. Da dove nasce questo soprannome?

“PETTEGOLE ADORATE” è un vezzeggiativo, utilizzato soprattutto nelle mie zone. Con questa espressione voglio mantenere l’accezione un po' piccante che è quella di riferirsi a due bambine che stanno sempre in mezzo, perché curiose e acute. “PETTEGOLE”, infatti, sta per descrivere due bambine che sono capaci di interessarsi a tutto ed intromettersi, senza riguardo, in ogni discorso a portata del loro udito. Inserendosi, fisicamente e verbalmente (o attraverso suoni e lallazioni) in ogni contesto con cui entrano in contatto. Poi, con il tempo e la crescita, iniziano a inondarti di domande, senza sosta, nonostante la stanchezza, continuano a chiedere e a interessarsi a tutto ciò che le circonda.
Dall’altro, sono adorate perché il cuore di mamma le adora. Infatti, la loro serenità, allegria e strategica dolcezza attanaglia e soggioga inevitabilmente il genitore che, nonostante sia stremato, nutre una profonda “ADORAZIONE” per la sua curiosa creatura diventandone, inconsapevolmente, una “vittima” d’amore.


Se avessi la possibilità di incontrare per un attimo la te del passato, cosa le diresti?

Non hai idea di quanta meraviglia ti attende, anche nelle più difficili prove e difficolta, continua così: fiduciosa e grata a Dio per tutto.

La nostra intervista finisce qui. 
Grazie, Ilaria, per il tempo che ci hai dedicato. Torna a trovarci quando vuoi!

Asia
 

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